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Il nuovo coronavirus è davvero meno pericoloso per i bambini?

News Covid

Febbraio 10, 2020

Molte questioni restano aperte sulla nuova pandemia da coronavirus (nCoV 2019) che si è diffusa dal mercato degli animali di Wuhan in Cina e che agli inizi di febbraio ha infettato circa 35mila persone con oltre 700 morti.

I dati recenti confermano una mortalità intorno al 2% degli ammalati, ma potrebbe essere molto più bassa data la difficoltà di registrare con precisione il numero degli infetti ancora asintomatici o con sintomi simil influenzali lievi.
Uno dei quesiti più stimolanti riguarda l’infezione in età pediatrica, che sembra essere più rara e/o più lieve in quanto non erano stati diagnosticati bambini di età inferiore ai 15 anni al 22 gennaio. Un primo studio del New England Journal of Medicine su 425 soggetti infettati dal nCoV non riportava nessun caso di infezione sotto i 15 anni di età. Gli autori sostenevano che "i bambini potrebbero avere avuto meno probabilità di contrarre l'infezione o, se infetti, potevano mostrare sintomi più lievi" rispetto agli adulti.
inoltre in un recente articolo su Lancet (Fuk-Woo Chan The Lancet 24/1/2020) viene riportato il caso di un bambino di 10 anni, che è stato infettato per un contatto con i familiari affetti dal nCoV e, pur presentando una opacità polmonare a vetro smerigliato radiologicamente evidente, restava asintomatico, senza febbre, ne altre alterazioni degli esami ematici.
In seguito rare infezioni sono state segnalate in una bambina di 9 mesi a Pechino e recentemente in un neonato di Wuhan, figlio di una paziente affetta da coronavirus, risultato positivo 30 ore dopo la nascita. Questo ci induce a ipotizzare che la trasmissione anche verticale del coronavirus da madre a figlio sia possibile, ma può essere anche che il bambino si sia infettato dopo la nascita per uno stretto contatto con la madre.
Il nuovo coronavirus 2019-nCoV rispetto ai suoi omologhi SARS e MERS sembra dunque avere maggiore infettività (R0 più elevato) ma minore letalità (del Rio, JAMA Feb. 5, 2020). Presenta molte somiglianze con il virus della SARS, che nel 2003 ha ucciso 774 persone e ne ha infettate più di 8.000 e sintomi molto simili: febbre, tosse, mal di testa, difficoltà respiratorie e polmonite. Anche per la SARS i casi tra i bambini sono stati pochi: solo 80 casi confermati in laboratorio e 55 casi probabili o sospetti. In un rapporto del 2007, gli esperti dei CDC riportavano che i bambini sotto i 12 anni presentavano sintomi di SARS più lievi rispetto agli adulti. Nessun bambino o adolescente è morto a causa di questo coronavirus e in un solo caso un bambino ha trasmesso la SARS a un'altra persona. Allo stesso modo, durante l'epidemia di Mers nel 2016, il World Journal of Clinical Paediatrics ha riportato come il virus fosse raro nei bambini, anche se la "ragione della bassa prevalenza non era nota".
Nell'attuale epidemia di coronavirus i motivi per cui così pochi bambini si sono ammalati non sono ancora chiari. Le due possibili spiegazioni sono legate ad una minore probabilità che siano stati esposti al virus per le modalità di diffusione iniziale dell’epidemia (mercato di Wuhan, ospedali…), oppure c'è qualcosa di diverso nel modo in cui il loro organismo risponde al virus. In ogni caso i dai attuali sembrano indicare che in generale i bambini non sono molto vulnerabili al virus nCoV 2019, anche se le informazioni che vengono dalla Cina potrebbero non essere così accurati per quanto riguarda l’infanzia. Un basso numero di casi tra i bambini sarebbe una buona cosa, dato che i bambini sono meno propensi a lavarsi le mani, a coprirsi la bocca e ad astenersi dal toccare gli altri - comportamenti che possono diffondere germi. Se il coronavirus si diffondesse tra i bambini, l'epidemia potrebbe diventare molto peggiore

Qun Li et al. Early Transmission Dynamics in Wuhan, China, of Novel Coronavirus–Infected Pneumonia NEJM January 29, 2020 - DOI: 10.1056/NEJMoa2001316

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